ricarica-gas-hfcCosa succede nel mercato dei condizionatori e dei refrigeratori?

Negli ultimi mesi il costo dei gas refrigeranti che assicurano il funzionamento di frigoriferi e condizionatori dei negozi e di tutta la catena del freddo è salito alle stelle, arrivando addirittura a decuplicare.

Per gli esperti del settore l’aumento dei prezzi mette a rischio la funzionalità di tutta la filiera del freddo in Italia e la proposta che ne deriva, a coro unanime, è di rivedere il Regolamento europeo 517/2014: la normativa che regolamenta la progressiva scomparsa – una diminuzione del 48% nel 2018 – dei gas HFC.

Che cosa sono i gas HFC?

 Si tratta dei gas che hanno sostituito la precedente famiglia, gli HCFC, che provocavano il buco dell’ozono: gli HFC, tuttavia, hanno il grave difetto di essere climalteranti fino a 15.000 volte di più della CO2, per questo motivo sono detti anche “Gas Serra”

Se da una parte gli HFC ci hanno consentito di mantenere uno standard di vita alto, dall’altra causano anche un pericoloso ed invisibile inquinamento, pur non essendo dannosi per l’ozono

Negli ultimi anni i climatizzatori residenziali hanno iniziato ad utilizzare l’R32 abbandonando sempre più il R410A, il R407C ormai è utilizzato solo in poche macchine mentre è ormai bandito l’R22.

Tutti questi passaggi da un gas all’altro sono dovuti alla ricerca di una soluzione contro l’effetto serra e il buco dell’ozono.

Ad oggi la soluzione migliore per i climatizzatori domestici e rappresentata dall’R32 perché è meno dannoso per l’ambiente e permette di migliorare l’efficienza dei climatizzatori però, non è esente da controindicazioni. L’R32 è infatti un gas infiammabile se presente in concentrazioni elevate e riduce ma non azzera il problema dell’effetto serra.

Dall’anno scorso stiamo assistendo a continui aumenti che colpiscono tutti i refrigeranti, questo problema è dovuto principalmente a vincoli sulle quantità importabili in UE che causano uno squilibrio tra domanda ed offerta. Questi continui aumenti rendono impossibile indicare un prezzo di riferimento credibile: è naturale che per chi lavora con bombole piccole il costo al kg sarà sicuramente più alto di chi utilizza formati maggiori.

Fortunatamente un sistema mono-split casalingo moderno difficilmente arriva a contenere 1 kg di gas e quindi la spesa da sostenere per la ricarica non dovrebbe risultare insostenibile.

Nel caso il condizionatore utilizzi ancora l’R22 la situazione è un po’ più complicata e costosa perché questo gas è fuori produzione e la sua commercializzazione come gas “vergine” è illegale.

Le macchine in R22 sono ormai molto anziane e spesso risulta più conveniente la sostituzione rispetto alla riparazione, inoltre si possono usare varie agevolazioni scegliendo tra Conto Termico 2.0 (anche con cessione del credito) e detrazioni 50% o 65%.

Quando bisogna cambiare il gas refrigerante?

 Dato che il gas viene a mancare esclusivamente in caso di perdita, e che nessuna perdita si rimargina da sola, è auspicabile che il tecnico che esegue l’intervento elimini la perdita prima di mettere nuovo gas nell’impianto. Le perdite vanno “sempre” riparate, come prevede la normativa e che dopo un mese venga anche effettuata la prova di tenuta dell’impianto.

E’ giusto ricordare che il tecnico specializzato deve essere in possesso del certificato F-Gas, indispensabile per poter manipolare i gas fluorati.

E’ sempre bene ricordare che i gas refrigeranti sono dannosi per l’ambiente, possono essere nocivi per le persone e anche per il portafoglio se non correttamente mantenuti.

Cosa dice la Cna insieme all’associazione Assofrigoristi.

Con una nota congiunta inviata alla Commissione Garante della concorrenza e del Mercato Assofrigoristi, assieme a CNA Installazione Impianti, hanno chiesto alla Commissione stessa di prendere in considerazione l’ipotesi di effettuare tutti gli accertamenti necessari per verificare gli eventuali profili di illegittimità circa al comportamento delle aziende distributrici di refrigerante e dei produttori in merito all’aumento, per la verità abnorme e non giustificato, del prezzo dei più usati f-gas negli ultimi tempi.

Secondo la rivista ZeroSottoZero l’Italia è in ritardo sul resto dell’Europa per la gestione dei gas refrigeranti: “Mentre in Europa il passaggio a refrigeranti alternativi in sostituzione di quelli ad alto GWP è iniziato già da qualche tempo, in Italia fino allo scorso anno quasi nessuno ha fatto retrofit o ha utilizzato prodotti nuovi” e continua così sull’aumento dei costi:

“Questi aumenti si registrano ormai da gennaio 2017. Inizialmente ammontavano al 10-20% al mese. Ora siamo in una situazione in cui alcuni refrigeranti costano il doppio rispetto all’anno scorso (quelli a minore GWP, come l’R134a); altri sono triplicati (come l’R410A, a medio GWP); altri ancora sono quintuplicati (come l’R404, ad alto GWP). Il tutto nell’arco di sei-sette mesi e nessuno sa quando si fermeranno questi aumenti. Si è praticamente assistito a un’inversione di tendenza per cui alcune miscele di HFO costano ora meno dell’HFC che vanno a sostituire.”

Retrofit o rigenerazione?

Sempre secondo gli esperti di ZeroSottoZero si sarebbe dovuto eseguire un percorso di retrofit dai vecchi ai nuovi gas scadenziato, arrivando al 2018 con poco o nulla di impianti con i vecchi gas.

Oppure c’è la soluzione rigenerato: il refrigerante rigenerato è un prodotto quasi nuovo, con garanzie, che rispettano determinati standard. Tra l’altro, il suo utilizzo aiuterebbe a rispettare più facilmente i limiti imposti dal regolamento F-gas. Infatti, il rigenerato che rientra sul mercato non viene più calcolato nel computo delle quote. Il suo utilizzo ha dei limiti: la sua disponibilità non è regolare, ma solo quando si recupera correttamente il gas refrigerante e lo si invia alla rigenerazione. L’uso del rigenerato è consigliato solo per il rabbocco degli impianti che sono a pochi anni dal fine vita. Altrimenti meglio un retrofit.

 

 

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